sabato 5 febbraio 2011

Morire cantando i salmi e perdonando

Nel martirologio di domani 6 febbraio, si trovano figure tanto tanto interessanti...




Barsanufio e Giovanni di Gaza
(VI sec.)
monaci
Le chiese ortodosse ricordano domani 6 febbraio Barsanufio il Grande e Giovanni il Profeta, monaci vissuti nel VI secolo nel deserto di Gaza.
Il più anziano dei due, Barsanufio, era egiziano di origine. Prima dell'ingresso in monastero aveva patito numerose malattie e tentazioni, che lo avevano temprato. Giunto in Palestina, si era unito ai cenobiti guidati dall'igumeno Serido, per darsi poi alla vita da eremita e infine da recluso, acquisendo una profonda pace e una solidissima personalità, come traspare dalle sue Lettere.
Nel medesimo epistolario compaiono pure le lettere di Giovanni, compagno di solitudine di Barsanufio. Giovanni, che era stato igumeno nel monastero di Merasala, aveva seguito le stesse tappe percorse da Barsanufio, fino a divenire recluso nelle vicinanze di quest'ultimo.
La fama dei due anziani fu tale che moltissimi cercarono un loro consiglio epistolare. Collegati con il mondo esterno soltanto mediante l'igumeno Serido, i due padri del deserto offrirono con il loro epistolario una delle più importanti collezioni cristiane di scritti sul valore dell'umiltà e dell'obbedienza: sono l'umiltà e l'obbedienza, infatti, negli insegnamenti dei due anziani, a guidare chi le pratica al pieno esercizio della libertà e dell'amore.
Illuminati dallo Spirito, Barsanufio e Giovanni seppero, pur nel loro totale isolamento, generare alla vita spirituale intere generazioni di cristiani, mostrando che chi davvero è giunto alla pace che deriva dalla scoperta dell'uomo interiore, può vivere amando ogni creatura, anche se è separato da tutti.

TRACCE DI LETTURA
Domandò uno dei padri al grande anziano: «Ti prego, padre, dimmi come si acquista l'umiltà».
Rispose Barsanufio: «Come acquistare l'umiltà perfetta, lo ha insegnato il Signore dicendo: "Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete riposo per le vostre anime"; se vuoi dunque acquistare il perfetto riposo, impara cosa egli ha sopportato e sopporta, recidi in tutto la tua volontà, poiché egli ha detto: "Sono disceso dal cielo a fare non la mia volontà, ma la volontà del Padre mio che è nei cieli". Questa è l'umiltà perfetta: il portare ingiurie e insulti e tutto quello che patì il nostro maestro Gesù».

Barsanufio e Giovanni, Epistolario 150
PREGHIERA
Nello specchio dei vostri cuori puri
furono rivelati i segreti degli uomini
e i disegni di Dio.
Splendenti erano i raggi della grazia
che emanavano da voi
disperdendo le ombre del peccato
dalle anime degli uomini.
O Barsanufio e Giovanni,
luminari di discernimento,
supplicate per noi tutti il Signore.


Il 6 febbraio ricorre anche la memoria liturgica di Paolo Miki e compagni
(+1597)
martiri
Nel febbraio del 1597 muoiono crocifissi su di una collina nei pressi di Nagasaki il gesuita giapponese Paolo Miki e 26 compagni cristiani.
Il cristianesimo era giunto in Giappone da alcuni decenni grazie all'azione missionaria di Francesco Saverio. In breve tempo era sorta, per opera di francescani e gesuiti, una piccola ma dinamica chiesa locale. Ma l'arrivo di forze straniere in Giappone, poco gradito fin dagli inizi, cominciò a essere considerato intollerabile dallo shogun (capo militare supremo) Taicosama, il quale cercava di ricomporre l'unità del proprio paese contro i piccoli signori locali, appellandosi a un'ideologia nazionalista.
La situazione precipitò quando nel 1587 i missionari vennero espulsi e il cristianesimo proibito. La chiesa fu costretta a proseguire la sua vita nella clandestinità.
Nel 1597 scoppiò una vera e propria persecuzione. Paolo Miki, primo gesuita giapponese e appassionato predicatore, venne arrestato assieme ai suoi compagni. Li si sarebbe voluti portare in giro per i paesi per intimorire la popolazione, ma ovunque venivano condotti essi annunciavano l'Evangelo e rispondevano con canti di lode ai supplizi ai quali erano sottoposti. Paolo Miki, dopo aver espresso il suo perdono ai carnefici, andò incontro alla morte cantando: «Nelle tue mani, Signore, raccomando il mio spirito».
Nel ricordare i primi martiri del Giappone, ogni cristiano in questo giorno è invitato a ricordare davanti al Signore tutte le chiese in quella terra, da sempre nella difficile condizione di chi non è che un'esigua minoranza, un piccolo gregge.

TRACCE DI LETTURA
Mentre si stavano avvicinando i pagani per uccidere i cristiani su ordine del re, uno dei padri della casa di Nagasaki domandò a un ragazzo quindicenne: «Che cosa risponderai quando ti domanderanno se sei stato battezzato?». «Risponderò loro», disse il ragazzo, «che sono un cristiano». «E se per questo motivo minacciano di ucciderti, che cosa farai?». «Mi preparerò a morire». «Ma come?», domandò il padre. Il ragazzo, con ammirevole forza d'animo e mescolando parole e lacrime, rispose: «Fino all'ultimo momento implorerò la misericordia di Dio»
dagli Acta sanctorum
PREGHIERA
O Dio, forza dei martiri,
che hai chiamato alla gloria eterna
san Paolo Miki e i suoi compagni
attraverso il martirio della croce,
concedi anche a noi per la loro intercessione
di testimoniare in vita e in morte la fede del nostro battesimo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


Ksenija di San Pietroburgo
(ca. 1720-ca. 1803)
folle per Cristo
Sempre domani, la Chiesa ortodossa russa ricorda Ksenija di San Pietroburgo, folle per Cristo.
Ksenija Grigorievna Petrova era sposata con un ufficiale dell'esercito imperiale. La morte del marito, quando Ksenija aveva soltanto ventisei anni, le fece mettere radicalmente in discussione la vita mondana a cui era abituata. Iniziò così ad assumere in modo sempre più marcato comportamenti bizzarri, fino ad essere riconosciuta come folle per Cristo, secondo una modalità di testimonianza evangelica molto cara alla spiritualità ortodossa e a quella russa in particolare.
Vestita con gli abiti via via più consunti del marito, Ksenija nascose per 45 anni la sua totale dedizione ai poveri della città sotto le spoglie dell'accattona.
Morì probabilmente nel 1803, ed è a tutt'oggi una delle figure di santità più care al popolo russo.
PREGHIERA
Per aver scelto la povertà di Cristo,
tu gusti ora il suo eterno banchetto;
avendo combattuto la follia del mondo
con la tua finta pazzia,
attraverso l'umiliazione della croce
hai ricevuto la forza di Dio.
O beata Ksenija,
che hai avuto il dono dei miracoli
per soccorrere i fratelli,
prega Cristo Dio di liberarci da ogni male
attraverso la conversione e la penitenza.