mercoledì 2 febbraio 2011

Disastro antropologico


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Oggi 2 febbraio 2011 si celebra la XV Giornata Mondiale della Via Consacrata, istituita da Giovanni Paolo II nel 1997. E' superfluo dire quanto è importante la vita consacrata per la Chiesa e per il mondo: appena nella lettera enciclica sulla speranza, Benedetto XVI, citando lo Pseudo-Rufino, afferma che "il genere umano vive grazie a pochi; se non ci fossero questi pochi, il mondo perirebbe... I contemplativi con la loro preghiera sono come dei "lavoratori agricoli" che rendono fertile quell'appezzamento sevatico di bosco che è il cuore dell'uomo" (Spe Salvi, n.15). La vita consacrata semplicemente permette che il mondo continui a vivere, perchè arriva fino al centro del cuore del Padre: da sempre è questo il modus operandi di Dio: salvare molti grazie a pochi. Immaginate un pò se solo per un attimo Dio considerasse le conseguenze di quello che i vescovi italiani chiamano "disastro antropologico". Un disastro, non una semplice scossa di terremoto, ma un disastro. Le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Volete un esempio? Eccovelo.
Da "La Bussola Quotidiana" di oggi, 2 febbraio 2011, XV Giornata Mondiale della Vita Consacrata, a firma di Andrea Tornielli.

DEGRADO MORALE OLTRE I "BUNGA BUNGA"

Nonostante ciò che sta avvenendo in Egitto, nonostante siano diversi piuttosto gravi i problemi irrisolti del nostro Paese, il caso Ruby, il «bunga bunga» e lo squallore delle notti di Arcore continuano a tener banco su giornali e Tv. Bentinteso, la notizia c’è. L’ipotesi accusatoria di aver favorito la prostituzione minorile è grave per tutti, ma è gravissima per chi ricorpre cariche pubbliche, rappresenta il Paese, ha il compito di governarci. E lo «sgomento», per usare le parole del presidente dei vescovi italiani Angelo Bagnasco, non viene certo diminuito dal constatare l’ingente apparato investigativo messo in campo dalla Procura di Milano, dallo scontro tra poteri dello Stato che paralizza la nostra vita politica.

C’è una notizia, diffusa sul Web nelle ultime ore, che fa comprendere quanto sia realista lo sguardo della Chiesa su queste vicende e quanto sia urgente, e dunque da prendere assolutamente sul serio, l’appello dello stesso cardinale Bagnasco, il quale la scorsa settimana ha richiamato tutti alla responsabilità educativa nella nostra società. La notizia è la messa in rete (rilanciata da Dagospia) di un video quasi certamente girato all’interno di una classe in una scuola. Ci limiteremo a dire che è una scuola italiana, senza delimitare meglio l’area geografica, perché certo degrado è fenomeno diffuso in tutto il Paese.

Si tratta di una ripresa fatta col telefonino che ritrae una ragazza intenta a un rapporto orale con un ragazzo, sotto gli occhi, gli schiamazzi e le risate dei compagni. Non ci interessa fare i bacchettoni, indignarci rimpiangendo il tempo che fu. Ma non si può non rimanere sgomenti, anzi scioccati, dal constatare quanto si sia abbassata la soglia morale e sia ormai in via di estinzione il comune senso del pudore.

Ovvio che i rapporti sessuali precoci, il sesso staccato dall’affettività, come pure la sua mercificazione, non sono invenzioni delle nuove generazioni e accadevano anche venti o trent’anni fa. Ciò che appare nuovo, e in questo il Web mostra una delle sue caratteritiche peggiori, è il fatto che dei ragazzi, a scuola, non abbiano alcun pudore né alcuna remora morale a fare ciò che hanno fatto, di fronte ai loro compagni, lasciandosi pure filmare da almeno due di loro con i telefonini.

Senza nulla voler togliere allo sgomento per lo squallore delle notti di Arcore e al giro di giovani e giovanissime ragazze coinvolte e foraggiate, pare difficile attribuire questo degrado soltanto a Berlusconi, o alle sue Tv, al «Drive in» e alle veline (quelle in carne e ossa, non quelle fatte filtrare sui giornali).

C’è un degrado morale diffuso, c’è un’emergenza educativa che dovrebbe allarmarci ben al di là della sacrosanta richiesta di sobrietà e decoro da rivolgere a chi ci rappresenta e governa. Sarebbe sbagliato giustificare il Cavaliere derubricando Ruby con il classico «così fan tutti» o ritenendo che il semplice fatto di essere popolari e molto votati consenta qualsiasi cosa.

Sarebbe altrettanto sbagliato pensare che con le dimissioni di Berlusconi il nostro Paese tornerebbe a essere faro di moralità. L’emergenza, comunque vada, rimane. E sarà interessante vedere se e come la si continuerà ad avvertire e la si affronterà passato il «bunga bunga».

Di seguito riporto il:

Messaggio della Commissione Episcopale per il clero e la vita consacrata
per la 15a Giornata mondiale della vita consacrata

(2 febbraio 2011)


Testimoni della vita buona del Vangelo


I Vescovi italiani hanno voluto concentrare l’impegno pastorale delle nostre Chiese nel nuovo decennio su quella che il Santo Padre Benedetto XVI ha appropriatamente definito l’emergenza educativa[1]. La sfida dell’educazione emerge, infatti, sempre più chiaramente come la questione più urgente per la vita della società, e quindi anche della Chiesa. È il Papa stesso a ricordarci che a causa di un errato concetto di autonomia della persona, di una riduzione della natura a mera materia manipolabile e della stessa Rivelazione cristiana a momento di sviluppo storico, privo di contenuti specifici, il processo di trasmissione dei valori tra le generazioni è fortemente compromesso. Per questo i luoghi tradizionali della formazione, quali la famiglia, la scuola e la comunità civile, sembrano tentati di rinunciare alla responsabilità educativa, riducendola a una mera comunicazione di informazioni, che lascia le nuove generazioni in una solitudine disorientante. In realtà, la vera esperienza educativa porta a scoprire che l’io di ogni persona è dato e si compie in relazione al “tu” e al “noi”, e ultimamente al “tu” di Dio, rivelatoci in Cristo e reso accessibile dal dono dello Spirito Santo. Infatti, “solo l’incontro con il ‘tu’ e con il ‘noi’ apre l’‘io’ a se stesso”[2]. Sostenuti da queste visione antropologica e teologica, riconosciamo l’importanza vitale di promuovere l’educazione alla vita buona del Vangelo.

A questo compito urgente e affascinante sono chiamate tutte le componenti ecclesiali. In questa Giornata, vogliamo ribadire che “un ruolo educativo particolare è riservato nella Chiesa alla vita consacrata[3]. Prima ancora delle numerose opere promosse nell’ambito educativo dagli istituti di vita consacrata, è necessario aver presente che la stessa sequela di Cristo, casto, povero e obbediente, costituisce di per sé una testimonianza della capacità del Vangelo di umanizzare la vita attraverso un percorso di conformazione a Cristo e ai suoi sentimenti verso il Padre. Inoltre, la natura stessa della vita consacrata ci ricorda che il metodo fondamentale dell’educazione è caratterizzato dall’incontro con Cristo e dalla sua sequela. Non ci si educa alla vita buona del Vangelo in astratto, ma coinvolgendosi con Cristo, lasciandosi attrarre dalla sua persona, seguendo la sua dolce presenza attraverso l’ascolto orante della Sacra Scrittura, la celebrazione dei sacramenti e la vita fraterna nella comunità ecclesiale. È proprio la vita fraterna, tratto caratterizzante la consacrazione, a mostrarci l’antidoto a quell’individualismo che affligge la società e che costituisce spesso la resistenza più forte a ogni proposta educativa. La vita consacrata ci ricorda così che ci si forma alla vita buona del Vangelo solo per la via della comunione.

Anche i consigli evangelici, vissuti da Gesù e proposti ai suoi discepoli, possiedono un profondo valore educativo per tutto il popolo di Dio e per la stessa società civile. Come ha affermato il venerabile Giovanni Paolo II, essi rappresentano una sfida profetica e sono una vera e propria “terapia spirituale” per il nostro tempo[4]. L’uomo, che ha un bisogno insopprimibile di essere amato e di amare, trova nella testimonianza gioiosa della castità un riferimento sicuro per imparare a ordinare gli affetti alla verità dell’amore, liberandosi dall’idolatria dell’istinto; nella povertà evangelica, egli si educa a riconoscere in Dio la nostra vera ricchezza, che ci libera dal materialismo avido di possesso e ci fa imparare la solidarietà con chi è nel bisogno; nell’obbedienza, la libertà viene educata a riconoscere che il proprio autentico sviluppo sta solo nell’uscire da se stessi, nella ricerca costante della verità e della volontà di Dio, che è “una volontà amica, benevola, che vuole la nostra realizzazione”[5].

Gli Orientamenti pastorali ribadiscono che la vita consacrata “costituisce una testimonianza fondamentale per tutte le altre forme di vita cristiana, indicando la meta ultima della storia in quella speranza che sola può animare ogni autentico processo educativo”[6]. Infatti, senza una speranza affidabile non è possibile sostenere l’impegno della educazione. La vita consacrata, esprimendo in modo peculiare l’indole escatologica di tutta la Chiesa, richiama ogni fedele alla meta che ci è assicurata in Gesù risorto, speranza del mondo. Pellegrini nel tempo, abbiamo bisogno di attingere mediante la virtù della speranza a ciò che è definitivo; per questo la vita consacrata “costituisce un efficace rimando a quell’orizzonte escatologico di cui ogni uomo ha bisogno per poter orientare le proprie scelte e decisioni di vita”[7].

Su queste basi fiorisce l’impegno specifico di tanti istituti di vita consacrata nel campo dell’educazione, secondo il carisma proprio, la cui fecondità è testimoniata dalla presenza di numerosi educatori santi. La vita consacrata ci ricorda che l’educazione è davvero “cosa del cuore”: non affastellamento di emozioni, ma sintesi personale, a partire dalla quale si orientano le scelte e le decisioni di ognuno. Tutto il popolo di Dio si attende che questa ricchezza, che ha lasciato traccia di sé in tante istituzioni scolastiche e nella cura di itinerari di vita spirituale, si rafforzi e si rinnovi anche mediante la collaborazione con le Chiese particolari.

Infine, celebrando la Giornata della vita consacrata, come non sentire l’urgenza educativa in riferimento alla animazione vocazionale? Oggi più che mai, abbiamo bisogno di educarci a comprendere la vita stessa come vocazione e come dono di Dio, così da poter discernere e orientare la chiamata di ciascuno al proprio stato di vita. La testimonianza dei consacrati e delle consacrate, attraverso la sequela radicale di Cristo, rappresenta anche da questo punto di vista una risorsa educativa fondamentale per scoprire che vivere è essere voluti e amati da Dio in Cristo istante per istante: “Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario. Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con lui”[8].


Roma, 6 gennaio 2011
Solennità dell’Epifania del Signore

La Commissione Episcopale
per il clero e la vita consacrata


[1] Cfr Benedetto XVI, Discorso alla 59a Assemblea Generale della CEI, 28 maggio 2009.
[2] Id., Discorso alla 61a Assemblea Generale della CEI, 27 maggio 2010.
[3] Conferenza Episcopale Italiana, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, 4 ottobre 2010, n. 45.
[4] Cfr Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica postsinodale Vita consecrata, 25 marzo 1996, n. 87.
[5] Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, Istruzione Il servizio dell’autorità e l’obbedienza, 11 maggio 2008, n. 4.
[6] Conferenza Episcopale Italiana, Educare alla vita buona del Vangelo, n. 45.
[7] Benedetto XVI, Esortazione apostolica postsinodale Sacramentum caritatis, 22 febbraio 2007, n. 81.
[8] Id., Omelia della Messa per l’inizio del ministero petrino come Vescovo di Roma, 24 aprile 2005.