lunedì 7 febbraio 2011

Concedi, Signore, quello che comandi

http://www.associazionefamiglienuove.org/images/prayer2.gif

L'orazione delle lodi di questa mattina 07 febbraio diceva così:

Ispìra le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto: perché ogni nostra attività abbia da te il suo inizio e in te il suo compimento. Per il nostro Signore.

Ce la facciamo commentare dal Catechismo, dal Papa e da Cesario di Arles...

«... così che i meriti delle opere buone devono essere attribuiti innanzitutto alla grazia di Dio, poi al fedele» Catechismo della Chiesa cattolica, n. 2008

«Non siamo noi a creare ciò che è buono – questo sarebbe un semplice moralismo –, ma la Verità ci viene incontro. Egli stesso è la Verità, la Verità in persona. La purezza è un avvenimento dialogico. Essa inizia col fatto che Egli ci viene incontro – Egli, che è la Verità e l’Amore –, ci prende per mano, compenetra il nostro essere.
Nella misura in cui ci lasciamo toccare da Lui, in cui l’incontro diventa amicizia e amore, diventiamo noi stessi, a partire dalla sua purezza, persone pure e poi persone che amano con il suo amore, persone che introducono anche altri nella sua purezza e nel suo amore.
Agostino ha riassunto tutto questo processo nella bella espressione: “Da quod iubes et iube quod vis / Concedi quello che comandi e poi comanda ciò che vuoi”».

Omelia di papa Benedetto XVI, domenica 30 agosto 2009


Concilio di Orange del 529. Conclusione di Cesario vescovo di Arles

«In omni opere bono non nos incipimus / In ogni opera buona non siamo noi che prendiamo l’iniziativa»


Crediamo anche, secondo la fede cattolica, che, dopo aver ricevuto la grazia attraverso il battesimo, tutti i battezzati, con l’aiuto e la cooperazione di Cristo, possano e debbano, se vogliono applicarsi con fede, adempiere ciò che riguarda la salute dell’anima. Che alcuni poi siano stati predestinati al male per volontà di Dio, non solo non lo crediamo, ma anzi, se vi sono persone che vogliano credere una cosa così cattiva, con ogni maledizione le scomunichiamo. Affermiamo poi e crediamo a nostra salvezza che in ogni opera buona non siamo noi che prendiamo l’iniziativa, e in seguito siamo aiutati dalla misericordia di Dio; piuttosto lui stesso ci ispira in anticipo, senza alcun nostro precedente merito buono, la fede e l’amore verso di lui, affinché richiediamo con fede il sacramento del battesimo, e dopo il battesimo, con il suo aiuto, possiamo compiere quanto piace a lui. Quindi bisogna credere con tutta evidenza che la fede di quel ladro che il Signore chiamò alla patria del Paradiso (Lc 23, 43), e del centurione Cornelio, a cui fu mandato l’angelo del Signore (At 10, 3), e di Zaccheo, che meritò di ricevere il Signore stesso (Lc 19, 6), tale così meravigliosa fede non provenne dalla natura, ma fu un dono elargito dalla grazia divina.