giovedì 20 gennaio 2011

La scure alla radice

Doveva farcelo sapere Rita Querzè che sul "Corriere della Sera" di oggi lancia l'allarme: gli italiani non sposano più, soprattutto al Nord, il crollo dei sì è particolarmente evidente al Nord-Ovest, ma molte altre città non sono da meno, calano le unioni tra i giovani, in crescita le seconde nozze etc... Una analisi esclusivamente e rigorosamente sociologica non può andare al di là di quello che è già tragicamente sotto gli occhi di tutti. Quindi? Che cosa facciamo? Come altre volte ho già sostenuto il fatto è che l'Italia non è più un Paese cristiano. Preso atto di questo, l'unica cosa da fare è davvero... "rimboccarsi le maniche", cioè:
1. Rifornirsi di Bibbia e leggerla;
2. Rifornirsi di Catechismo della Chiesa Cattolica e studiarlo;
3. Trovare una comunità in cui vivere la lotta quotidiana indispensabile per conservare la fede in questa vita;
4. soprattutto pregare, pregare tanto, e sostenere la preghiera con digiuni ed elemosine;
4/bis. quasi inutile sottolinearlo, ma affidare le nostre intenzioni di preghiera a Colei che può ottenere tutto da Suo Figlio. Come si vede, le donne possono davvero arrivare dappertutto... Oltretutto, rispetto alle altre, la Vergine Maria ha uno specifico carattere distintivo: non chiede mai soldi!

P.S. : Per giustificare il titolo di questo post, potete leggere l'articolo seguente, tratto dal Corriere della Sera di ieri, a firma di Isabella Bossi Fedrigotti, dal titolo eloquente: "Se i neonati sono oggetti da esibire":

Prima c’era stato Michael Jackson, poi è venuto Ricky Martin, poi Elton John, adesso anche Nicole Kidman. Le star vogliono figli, e nel modo più semplice, senza faticose gravidanze, a maggior ragione senza faticosissime inseminazioni né interminabili attese dovute alle lungaggini burocratiche delle adozioni. Pronta consegna, li vogliono, neonati già belli e confezionati, dopo averli ordinati scegliendo con cura la «fattrice» , la madre surrogata, una giovane in ottima salute che affitta il suo utero in cambio di denaro, ricompensa per i nove mesi di gravidanza senza gioia e per sparire poi rapidamente dalla circolazione. Hanno già fatto scuola, le star, e ancora di più la faranno, e in fretta, c’è da scommetterci, perché amano esibire i loro figlioletti, freschi d’acquisto. Il desiderio di figli è desiderio d’amore— di dare amore, soprattutto, si spera — per cui non si vorrebbero discutere le modalità che, per altro, nel caso di maschi omosessuali, non prevedono molte alternative. Sono, però, gli annunci, le fotografie, le copertine a lasciare un poco perplessi, quell’ansia, da parte delle grandi stelle, di mettere in mostra le loro piccole stelle, un po’ come fossero begli oggetti — «tanto, non capiscono» —, accessori che perfezionano e completano una vita dorata. Comprensibilmente s’indignerebbero i divi, ma al popolo dei non famosi che li ammira e li segue in tv e sui giornali dopo tutto potrebbe passare per la testa che gli ignari pupetti esibiti— e fabbricati altrove — non sono in fondo tanto diversi da una superborsa griffata che a sua volta bisogna ordinare, impreziosita da una lista d’attesa lunga a volte più di nove mesi. In alternativa, si può anche ragionare che l’irresistibile spinta delle star a mostrare al pubblico i bei bambini freschi di giornata sia in qualche modo collegata alle loro carriere. Una diva e, altrettanto, un divo potrebbero, infatti, risultare più simpatici con figli, a maggior ragione con tanti figli, più «vicini alla gente» , più umani e più alla mano, con gli stessi problemi e le stesse preoccupazioni degli altri genitori che divi e dive non sono. E, di conseguenza, potrebbero ricevere più numerose e più prestigiose offerte di lavoro, far rifiorire una carriera un poco spenta, dare ulteriore lustro a una già lustratissima. Oppure, e anche questa è una possibilità, chissà se la più vera o soltanto la più condivisibile, forse è soltanto la contentezza di essere, infine, riusciti, dopo chissà quanto desiderio e chissà quante apprensioni, a conquistare in maniera speciale il bambino dei sogni che li spinge a mostrare i loro bamboli urbi et orbi, fotografati e filmati per il grande pubblico, irresistibili nei beati sonni inconsapevoli o nei primi fuggevoli sorrisi, in tutto e per tutto uguali ai neonati niente affatto griffati. Il difficile potrebbe venire domani, quando questi figli dovranno non soltanto affrontare una diversità — due padri, due madri, un padre e una madre che però non li ha partoriti, un padre senza madre o altre variazioni sul tema — ma anche quella di un passato — e magari anche di un presente— sistematicamente esibito. Doppiamente diversi, perciò, dagli altri, e si sa che i bambini, quasi tutti i bambini, anche quelli già un poco cresciuti, si sentono rassicurati soltanto se riconoscono di somigliare il più possibile alla maggioranza. Oltre a essere delicati da maneggiare come certa merce altamente fragile, sono strenui conservatori, i bambini, e probabilmente troverebbero giusto che i loro genitori famosi li lasciassero fare i bambini invece dei campioncini esposti in vetrina fin dal primo giorno.